Al gatto, è meglio dare alimenti cotti o crudi? E per quanto riguarda il ritmo, il tipo e la temperatura dei pasti?
Il gatto è l'animale di cui nessuno si preoccupa.
In città l'espressione «pappa dei gatti» è sinonimo di roba immangiabile; in campagna si dice che il gatto «se la cava da solo»; però si grida allo scandalo quando ruba un pezzo di carne in cucina.
Come volete che si nutrano i gatti senza la caccia e senza questi furti?
Il vostro, quello che avete scelto per colmarlo di gioie, sarà senz'altro servito e coccolato come un principe, ma l'inferno è lastricato di buone intenzioni; se volete viziarlo, almeno sappiate come fare.
Gli darete tutto quello che gli piace?
Gli piace il pollo (con le ossa), gli uccellini (con le piume), il pesce (con le lische).
Apprezza il fegato e in generale tutte le viscere, tutto quello che i macellai chiamano «frattaglie».
Questo succede perché ogni gatto domestico si ricorda del felino selvatico.
Quando una tigre o un leone hanno ucciso una preda, leccano un pò il sangue e cominciano subito con le viscere.
La causa à nota: nel timore di essere sorpresi e di non avere il tempo di mangiare a sazietà, mangiano la milza o il fegato pieni di sangue, colmi di vita, ricchi di vitamine: guidati dallo stesso istinto naturale che fa apprezzare al fragile pechinese l'osso senza carne che gli viene negato.
Riguardo alla nutrizione i carnivori hanno necessità imperiose che bisogna conoscere.
Fanno grande consumo di sali minerali, di grassi e di materie azotate, forniti loro dalla natura quando sono Uberi, ma che mancano il più delle volte nelle razioni di fantasia loro imposte dal fatto di essere addomesticati; donde certi gusti spesso sorprendenti, ma che sono sconcertanti solo in apparenza.
Conosciamo gatti che vivono nel Camerun, quasi in libertà, andando liberamente dalla dolce casa alla giungla e alla foresta vicina, i quali manifestano un gusto abbastanza inaspettato per il pane raffermo, la cioccolata, la marmellata, ma disdegnano il salame e le sardine.
Altri preferiscono quella pappa quotidiana standard che 150 ditte diverse offrono ai 48 milioni di gatti d'America e ai 6.600.000 dell'Inghilterra.
Altri, infine, sprezzano quella pappa sostanziosa per mangiare con delizia tutta democratica una vecchia aringa.
Tutti i gusti sono nella natura. Corrispondono poi alla saggezza?
L'istinto degli animali non è, in questo campo, infallibile come si crede.
Astenetevi dunque dal dare ai gatti che amate, anche se ne sono ghiotti, certi prodotti come il latte discutibile della città o quella milza che, senza segni apparenti, va facilmente a male;
eliminate anche le ossa del pollame e le pericolose teste di pesce, che fanno tante vittime fra i gatti golosi.
Che cosa ne pensano i tecnici?
Che cosa ne pensano i tecnici? I chimici dell'alimentazione sono d'accordo con i veterinari:
anzitutto il gatto non è un cane, e poi il gatto domestico è un nuovo venuto, è con noi da troppo poco tempo per essersi trasformato, come il vecchio amico, in carnivoro.
Il gatto non è un cane, e l'apparato digerente di questi due animali non si può esattamente paragonare.
L'intestino tenue dei nostri gatti misura, press'a poco, 1,65 metri e il colon 35 cm., ma il cieco è appena ricurvo, non a spirale come nel cane.
Nel cane i due intestini sono press'a poco dello stesso diametro, mentre il colon nel gatto è molto più grosso dell'intestino tenue.
Lo stomaco, infine, nel gatto, è tappezzato di una mucosa ricca e potente: tale da assicurare da solo i tre quarti del lavoro (gli alimenti possono restarvi normalmente per dodici ore).
I denti sono anche meno numerosi (24 per il gattino e 30 per l'adulto), con incisivi piccoli e canini lunghi, taglienti e appuntiti: una dentatura fatta per sbranare e lacerare.
Se il gatto mastica un pò è solo per prudenza, perché ha la faringe stretta e la mucosa molto sensibile.
Finora anche i meglio intenzionati fra gli amici dei gatti li hanno nutriti un pò a caso.
È quindi un'ottima cosa che siano in corso, oggi, ricerche scientifiche in Inghilterra, in Germania, in America e in Brasile per cercare di valutare esattamente le necessità alimentari del mondo dei gatti.
Già fin d'ora, secondo che si tratti di gattini o di adulti, di maschi o di femmine, le norme sono diverse.
Abbiamo sotto gli occhi gli estratti dei lavori del dottor Pottinger di Monrovia (California), di H. Mostyn di Londra, del Morris, del dottor Irwin, del professor Howard Taylor e tanti altri.
Tutti questi studi comprendono esami regolari del sangue, pesate quotidiane, analisi chimiche, tabelle di combustione, curve di calorie; tutte le precisazioni, tutte le garanzie che il dietetico più scrupoloso possa desiderare.
Eviteremo al lettore i particolari di tali abilissime tecniche; le conclusioni, tuttavia, sono semplici.
Nell'insieme si ammette che l'alimentazione ha, per i gatti, una parte importante: essa condiziona lo sviluppo dei gattini e la loro resistenza alle malattie infettive; interviene, per gli adulti, nell'apparire di disturbi dovuti ai precipitati minerali (calcoli vescicali in particolare) e nell'incapacità di riproduzione delle femmine.
Daremo quindi qualche consiglio ispirandoci ai diversi studiosi.
Alimenti crudi o cotti?
Siamo logici: nessuna tigre, nessun leopardo ha mai preferito il più appetitoso arrosto alla carne fresca e cruda della vittima.
Il gatto è troppo vicino a quei liberi cugini per non avere, d'istinto, gusti simili ai loro.
A priori ammettiamo dunque un primo principio: alimenti crudi.
Alimenti crudi se si vogliono gatte prolifiche: osservazioni ed esperimenti sono infatti concordi:
le femmine che mangiano solo alimenti cotti hanno poca prole e spesso muoiono di parto.
Gli alimenti molto cotti causano anche l'insorgere di forme nervose, di disturbi costituzionali, di anomalie nella formazione dei denti e delle ossa.
Il metabolismo calcico ne risulta sempre più o meno compromesso ed è raro che un simile metodo alimentare permetta all'allevamento di giungere oltre la terza generazione.
Ne dubitate? Provate ad allevare un gattino dallo svezzamento all'età di sei mesi con carne lessa; in seguito, anche dandogli carne cruda, ossa fresche, estratti di tiroide, adrenalina e tutte le vitamine possibili, non potrete mai farlo tornare normale.
Ponete per diciotto mesi una femmina adulta a un regime di cibi cotti; le ci vorranno almeno tre anni di razioni crude prima di poter avere gattini normali.
Poiché la vita produce vita, gli animali malaccortamente nutriti di carne lessa e di composte producono gatti abulici, ipotiroidei, dalle funzioni genetiche ritardate o soppresse; gattini corti e rachitici, sempre stitici, soggetti tutti dei quali la più elementare pietà dovrebbe augurare la sparizione, e sui quali il più eclettico degli allevatori non dovrebbe mai fondare speranze.
Non parliamo quì delle lesioni gravi che i controlli di laboratorio scoprono più tardi: edema, atelectasia polmonare, osteoporosi ecc.
Rivelano anche troppo, negli esami istologici degli organi, gli errori che furono commessi; giacché un gatto non è un'anatra, e neanche un tenero pechinese.
Tutte ragioni, queste, per non dare sempre al gatto quello che gli piace, quando gli piace, come gli piace e ancora meno in quantità irragionevoli.
I pasti (ritmo, tipo, temperatura)
Un solo pasto, somministrato la sera, ci sembra il miglior modo di stabilire un ritmo semplice da rispettare e di facile abitudine, a condizione che sia sufficiente come qualità e quantità.
«Né caldo, né freddo»; per quanto impazienti siano i miagolii, date al gatto un'alimentazione appena tiepida.
Se il cibo è troppo caldo aspettate che si raffreddi; troppo freddo non va ugualmente bene; per assetato che sia il gatto, evitate di dargli il latte gelato appena tolto dal frigorifero.
Qual è la carne adatta? Il manzo o il castrato, sempre.
Poco cavallo. Niente frattaglie, salvo il cuore, che come si sa è un muscolo.
La carne ai ferri e il pesce bollito vanno somministrati in dose da 125 a 150 grammi, che si potranno aumentare o diminuire caso per caso, secondo l'appetito e la floridezza dell'animale.
Si può aggiungere una nocciola di burro e un pò di verdura cruda, preferibilmente carote grattugiate o insalata.
I porri e gli asparagi, per i quali i gatti vanno pazzi, e l'indivia cotta costituiscono un'ottima pulizia per lo stomaco e l'intestino, spesso ingombri di peli che i gatti mandano giù quando si leccano.
Non c'è nulla che possa sostituire l'acqua
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Le uova, il formaggio, la panna fresca, due volte alla settimana in piccole quantità, sono un ottimo complemento di vitamine, grassi, calcio, ecc.
Non mancate di mettere a disposizione un vasetto di erba (o di papiro) al quale si recerà istintivamente ogni volta che lo crederà necessario.
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Infine non dimenticate che i gatti bevono; sappiate che il latte non è molto indicato per i colitici e che non c'è nulla che possa sostituire
l'acqua fresca, l'acqua pura, l'acqua del rubinetto, rinnovata due volte al giorno.
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