I gatti sono soggetti a diverse malattie infettive: le più comuni non possono contagiare né l'uomo né i cani, possono solo contagiare altri gatti.
Le malattie infettive dei gatti in taluni casi sono anche gravi ma non sono devastanti: un gatto sano che entra a contatto con un Felv o FIP positivo, anche per un periodo prolungato, ha buone possibilità di non contrarre la malattia.
Cosa si consiglia di fare in caso di animali infetti:
- Adottare sempre le misure igieniche e di contenimento (lavare ciotole, lettiere, e spazi frequentati dai gatti con candeggina o clorexidina) secondo le indicazioni del veterinario.
- Non diffondere informazioni quando non accuratamente
verificate al fine di non suscitare inutili e angosciosi allarmi.
- Non sopprimere affrettatamente gli animali infetti (o presunti tali): in questi casi è possibile rivolgersi, oltre che al veterinario di fiducia, a questa o altre associazioni di protezione degli animali.
FIV (immunodeficienza felina o AIDS felino)
Si tratta di un virus che danneggia le difese immunitarie dell'animale.
I gatti FIV positivi hanno una sopravvivenza molto alta, se adeguatamente seguiti possono vivere senza particolari problemi fino a 10-12 anni e oltre.
Un gatto FIV positivo è particolarmente soggetto a problemi a denti e gengive, o raffreddori e bronchiti: entrambe queste malattie sono controllabili con antibiotici.
Il contagio FIV avviene principalmente per accoppiamento o per contatto di sangue.
Il rischio di contagio tra FIV e sani in ambiente domestico è basso (nell'ordine del 10-15%) ma non nullo, si può ulteriormente limitare separando i positivi quando manifestano problemi respiratori o di infiammazione alle gengive.
L'igiene di ciotole e lettiere è sempre molto raccomandabile.
Sono più esposti al contagio i gatti anziani e/o debilitati.
Esistono dei test rapidi che possono essere effettuati presso l'ambulatorio veterinario che sono sufficientemente sicuri, sono poi possibili altri esami maggiormente accurati quali immunofluorescenza.
Non esiste vaccino contro la FIV.
Felv (leucemia felina)
Anche qui si tratta di un virus che si annida nel midollo osseo o in altri tessuti e causa la morte nell'arco di alcuni anni dalla diagnosi (da 1 fino a 3-5 anni).
Il contagio avviene prevalentemente attraverso il contatto con saliva infetta.
Va ricordato che non tutti i gatti esposti all'infezione manifestano poi la malattia; in alcuni casi l'infezione si risolve positivamente nell'arco di 4-6 settimane o può rimanere latente e risolversi nell'arco alcuni anni.
Quindi un test di positività Felv non implica che il gatto sia destinato a sviluppare la malattia.
Come nel caso FIV esistono anche qui i test rapidi (generalmente testano sia FIV che Felv) e l'immunofluorescenza per una maggior sicurezza.
È fortemente consigliabile vaccinare i gatti contro la Felv, specie se questi escono all'esterno dell'abitazione.
Un gatto Felv può convivere con altri sani vaccinati; il gatto Felv dovrebbe comunque essere tenuto in casa se può avere contatti con gatti di colonia o con altri gatti non vaccinati.
FIP (peritonite infettiva felina)
Questa malattia ha sempre un esito infausto nell'arco di pochi mesi.
Si manifesta con delle masse a carico di organi interni (forma secca) o più solitamente con una presenza di liquidi nell'addome (forma umida).
L'incidenza del contagio è del 10-15%. Sono più esposti al contagio i cuccioli, i gatti fino all'anno di età o i soggetti già debilitati.
Non esiste in Italia un vaccino valido né un test rapido attendibile per evidenziare la FIP; la diagnosi sulla base dei soli sintomi può in alcuni casi essere errata per cui si consiglia sempre un approfondimento tramite un esame specifico denominato PCR.
Si consiglia vivamente di non sopprimere l'animale e si raccomanda di non diffondere l'informazione di "un gatto FIP" senza il supporto di una analisi strumentale.
Isolare o no i gatti FIP?
Che fare quando in una comunità di gatti si trova un caso di FIP conclamata?
Al dolore per il gatto malato senza speranza si aggiunge la paura per gli altri e ci chiediamo che misure attuare per limitare il contagio e scongiurare il diffondersi della malattia.
Abbiamo chiesto al dott. Stefano Bo se ha senso, in termini probabilistici e razionali, isolare il gatto presumibilmente infetto, quando fino a ieri girava con gli altri e/o quando nel frattempo altri che potrebbero avere l'infezione in incubazione sarebbero tranquillamente liberi?
La sua risposta è stata molto chiara:
"No, non ha senso. La diffusibilità del virus in genere è del 100%, quindi TUTTI lo avranno già contratto.
Poi solo il 5-10% sviluppa il virus letale, quello della fip per intenderci, ma senza che vi siano esami che possano indicare i soggetti a rischio".
In particolare:
- I gattini molto piccoli facilmente hanno acquisito una immunità colostrale che li protegge dal virus.
Statisticamente è dimostrato che se vengono tolti dal contatto con gatti portatori di FCOV all'età di 6-7 settimane e messi in una zona sicura senza altri contatti, hanno il 95% di possibilità di rimanere negativi al FCOV (il virus che può trasformarsi in FIP).
Quindi è bene che i piccoli siano tenuti separati e poi dati direttamente in adozione.
- I gatti FIV e quelli anziani sono più sensibili allo sviluppo della malattia FIP rispetto ad altri con un normale sistema immunitario, però non vi sono indicazioni riguardo al beneficio che possono averne da un isolamento.
Si suggerisce sempre di conservare l'ambiente salubre e ciò è già molto.
Quindi, nelle comunità, NON ISOLATE I GATTI FIP; lo stress da isolamento può solo peggiorare le loro condizioni, influire negativamente sugli altri che ne subiscono indirettamente le limitazioni, e fare del male inutile anche a voi.
Ciò che concretamente ci viene consigliato, è quindi di puntare ad OTTIME CONDIZIONI IGIENICHE come strumento per la prevenzione sia della mutazione del FCoV in virusFIP che del diffondersi delle altre patologie.
Accertamenti in caso di presunta FIP
Il coronavirus che in alcuni casi, a seguito di una mutazione, dà origine alla FIP è molto diffuso: circa l'80% dei gatti che vengono infettati non sviluppano poi la patologia ma, per un periodo di alcuni mesi o anche anni possono essere causa di contagio in quanto espellono il virus attraverso le feci.
La presenza del virus nelle feci si può individuare in modo certo attraverso un esame di laboratorio detto PCR.
La positività di questo test non deve però intendersi come diagnostico di FIP, ma è indice del fatto che il paziente elimina il virus con le feci.
Non vuol cioè dire che il gatto è ammalato di FIP, ma solo che potenzialmente può trasmettere UN Coronavirus (NON la FIP) ad altri soggetti.
Lo stesso esame (come altri: IFA, immunocromatografia) è eseguibile anche su sangue o liquidi organici.
Su sangue ha praticamente lo stesso valore diagnostico per la FIP degli altri test, cioè la positività alla PCR non deve intendersi né come una diagnosi di FIP, né come un'indicazione predittiva che l'animale svilupperà certamente la malattia, in quanto solo il 5-10% dei gatti che sono portatori del virus sviluppano poi la patologia.
Solo recentemente alcuni laboratori hanno messo a punto una metodica PCR particolare, che evidenzia il Coronavirus nelle cellule bianche del circolo ematico.
Tale esame pare avere un maggior valore diagnostico rispetto alla PCR generica.
In conclusione è dunque opportuno comportarsi come segue:
- Nei gatti che non presentano alcuna sintomatologia riferibile alla FIP il test PCR - come ogni altro test - non può dare indicazioni definitive, salvo confermare la presenza di un coronavirus generico e la sua eventuale eliminazione fecale.
È chiaro che, in questi casi, è consigliabile isolare il gatto per alcuni mesi e, dopo questo periodo, ripetere il test.
Deve essere altrettanto chiaro che è molto facile in una colonia riscontrare dei casi di positività, anche sino al 90% dei soggetti conviventi.
- Se invece è presente una sintomatologia (addome gonfio, presenza di masse a carico di organi interni, problemi neurologici, ecc) riferibile alla FIP, il solo strumento diagnostico è l'esame citologico e/o istologico o la PCR eseguiti sugli organi, tessuti o liquidi organici interessati dalla manifestazione patologica.
Questo esame è sempre consigliabile in quanto la FIP - che è letale nell'arco di pochi mesi - può presentare dei sintomi analoghi ad altre patologie che sono invece curabili.
È sempre consigliabile comunque rivolgersi ad un centro veterinario specializzato per ottenere ulteriori chiarimenti.
Panleucopenia felina
Si tratta di una forma virale a carico dell'apparato gastro-enterico che colpisce prevalentemente le cucciolate dove la mortalità può essere molto alta; le uniche cure possibili sono a base di antibiotici che danno una copertura dalle infezioni secondarie, la guarigione dipende fortemente dalla validità della risposta immunitaria dell'animale.
Il virus è in grado di resistere a lungo nell'ambiente per cui, oltre ad una accurata e ripetuta pulizia,
è consigliabile non introdurre altri gattini nell'ambiente per alcuni mesi.
Per questa patologia e altre forme virali (rinotracheite e calicivirosi) esiste il classico vaccino che viene normalmente consigliato dai veterinari e che si deve somministrare verso il terzo mese di età.
Toxoplasmosi
È causata da un protozoo che può causare seri rischi di malformazione del feto nelle donne incinte.
Il gatto è un vettore di questa malattia, ma l'uomo può essere contagiato solo attraverso il contatto diretto con le feci.
La convivenza di una donna in gravidanza con un gatto è quindi possibile adottando semplici misure precauzionali: utilizzare guanti per pulire le lettiere, non permettere al gatto di salire sul letto e sui cuscini, limitare il contatto fisico.
Va comunque ricordato che vi sono maggiori probabilità di contrarre l'infezione attraverso il consumo di carne (specie se poco cotta o salumi) o verdure non ben lavate, specie se dell'orto.
La toxoplasmosi è normalmente una malattia asintomatica ma un semplice esame del sangue (toxo-test) permette di sapere se si è già immunizzati o meno.