Parto

Evitate i cuscini troppo morbidi, come certi nidi troppo soffici, preparati con amore e ignoranza. La gatta più delicata preferisce il nudo pavimento, il vecchio tappeto e soprattutto una cassa ben chiusa.


Vi fu un tempo in cui il parto, ben lungi dall'essere soggetto d'inquietudine o di complicazione, era atteso e auspicato come una specie di vittoria. La gatta, a quel tempo, era adorata dagli egiziani sotto il nome di «Dama del cielo». Le si dedicavano i neonati, mettendo al collo dei bambini una medaglia con l'effigie della dea Bastet con la testa di gatto. Oggi siamo più prosaici; accontentiamoci di offrire alla femmina che sta per avere i gattini le vere comodità di cui ha bisogno.


Salvo casi rari lasciate fare
Mettete semplicemente in fondo a una cassa qualunque, di metri 1,30 di lunghezza e di 50 cm di altezza, un tappeto di gomma o di sughero; e dotatela - attenzione suprema - d'una tenda. Poi lasciate fare. Salvo eccezioni (ed allora è meglio ricorrere al medico piuttosto che al più abile dei curatori empirici), la natura ha dato armi sufficienti alle madri perché tutto vada liscio.


Dapprima la gatta perde le cosiddette «acque»; poi, al ritmo medio di un nuovo venuto ogni quarto d'ora, i gattini vengono espulsi con due o tre sforzi. Nel frattempo la madre li lecca e li rilecca: sotto questa caldissima grattugia, i neonati fanno presto a prendere quell'aspetto di pulcini lanosi dagli occhi incollati (restano ciechi per dieci giorni) che, siano abissini o di Montmartre, ne fanno i più disarmanti essermi del mondo. Se il cordone che fino a quel momento li legava a quella centrale aumentare e termica che è una madre è tagliato male o troppo lungo, non esitate: tagliatelo a un centimetro dal ventre della gatta e disinfettate immediatamente la piccola piaga con alcool o iodio.

Quando al quarto o al quinto gattino (e, in rari casi, al sesto) avete l'impressione che tutto è finito, guardatevi bene dal voler rimettere tutto in ordine: la natura lo farà meglio di voi.


Lasciate che la madre si renda conto che non corre più nessun rischio. Se sembra «giù», lasciate che riprenda fiato, che si riposi per un'oretta; poi datele un pasto che le piaccia.

Parto

Certi allevatori in questi casi consigliano un piatto di latte zuccherato con dentro due uova crude, altri offrono con più successo due etti di carne tritata, appena cotta in padella. Se la gatta mangia va tutto bene. Se rifiuta il pasto o si limita a bere, chiamate il veterinario. Basta un parto difficile, un resto placentare che non venga evacuato, per far dipendere tutto il futuro dall'intervento energico dello specialista o dalla vostra colpevole negligenza.


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Info Tutto il materiale, i testi e le fotografie utilizzate per questa sezione sono state tratte dal libro Il libro completo del GATTO di David Taylor pubblicato dalla DeAgostini, edito da Edicomma, Milano. Il libro riporta un numero di informazioni maggiore e vi si consiglia l'acquisto.