Come si comportano i gatti quando diventano vecchi?

Molti di coloro che possiedono un gatto non si accorgono che il loro animale è diventato vecchio e ciò è dovuto al fatto che la senilità influisce minimamente sull'appetito di questo felino. Poiché continuano a mangiare avidamente, i padroni pensano che i loro gatti siano ancora giovani. Vi sono tuttavia alcuni segni che ne rivelano l'invecchiamento.


Per esempio, i movimenti che l'animale esegue per pulirsi o per spiccare i suoi tipici balzi sono i primi a soffrirne, e per la medesima ragione. Con l'età, infatti, le giunture del gatto diventano rigide e lui si muove sempre più lentamente. A quel punto spiccare un balzo su una sedia o su un tavolo, oppure fuori, su un muretto, diventa sempre più difficile. I gatti molto vecchi, infatti, devono essere addirittura presi in braccio e depositati sulla loro poltrona preferita. Man mano che il corpo dell'animale perde la sua elasticità e scioltezza, per il gatto diventa sempre più problematico ruotare il capo e leccarsi le parti più inaccessibili del mantello. In alcuni punti del corpo il pelo appare allora arruffato, e in questo caso un aiuto da parte del padrone è bene accetto, anche se il gatto in questione, quando era più giovane, non è mai stato spazzolato.

Il vecchio gatto diventa rigido non soltanto nei movimenti ma anche nelle abitudini. La sua routine giornaliera diventa sempre più schematica e le novità che un tempo lo interessavano molto ora gli causano ansia. Comprare un gattino per rallegrare l'anziano gatto di casa non è la soluzione migliore perché in quel modo il ritmo giornaliero del vecchio animale viene completamente sovvertito. Ancora più traumatico è il trasferimento in un'altra casa. Il modo migliore di accudire un vecchio gatto è quindi quello di attenersi il più possibile allo schema della sua giornata, dandogli, se necessario, anche un piccolo aiuto fisico.

La vita fuori casa di un anziano micio è densa di pericoli. Ormai le dispute con i giovani rivali finiscono quasi inevitabilmente in una sconfitta per il vecchio animale, quindi il padrone deve tenere bene d'occhio il suo gatto affinché non venga molestato.

Fortunatamente, per la maggior parte dei gatti questi cambiamenti avvengono soltanto a una età molto avanzata. Gli esseri umani devono sopportare i disagi della vecchiaia per l'ultimo terzo della loro esistenza, ma nei gatti di solito tale periodo si riduce a un decimo. Gli anni del declino sono per loro fortunatamente brevi. La vita media di un gatto è di circa dieci anni; certi sostengono che possa vivere anche di più, fino a dodici anni, ma è impossibile affermarlo con precisione perché le condizioni in cui vengono allevati i gatti variano notevolmente le une dalle altre.

Mediamente vive dai nove ai quindici anni
A grandi linee, si può dire che un gatto domestico dovrebbe vivere dai nove ai quindici anni e che il suo declino senile dovrebbe aver luogo soltanto nell'ultimo anno di vita.
Come si comportano i gatti quando diventano vecchi? Come si comportano i gatti quando diventano vecchi?

Si è discusso molte volte sul record di longevità di un gatto domestico e qualcuno ha parlato addirittura di un esemplare arrivato fino a quarantatré anni. Attualmente, comunque, il primato spetta ancora a un soriano di nome Puss che visse fino a trentasei anni, dal 1903 al 1939. È un caso eccezionale ed estremamente raro.


Infatti, nonostante siano state condotte ricerche approfondite per cercare di rintracciare animali di oltre vent'anni di età, sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti, il numero dei casi attendibili è sempre risultato molto esiguo.

Una delle ragioni per le quali è difficile reperire documentazioni valide sulla longevità dei gatti è da ricercarsi nel fatto che i dati più precisi si riferiscono sempre agli animali di razza, i quali vivono molto meno dei bastardi. Infatti, gli esemplari pregiati di razza pura nascono da accoppiamenti tra consanguinei e questo abbrevia la loro esistenza. Il gatto randagio, invece, gode di quello che viene chiamato «vigore ibrido», cioè una migliore resistenza fisica derivante dall'unione tra esemplari con caratteristiche diverse. Purtroppo, nella maggior parte dei casi i gatti randagi non sono seguiti quanto quelli che vivono in casa e, di conseguenza, sono più esposti ai rischi causati dalle lotte con i loro simili, dalla trascuratezza e dalla dieta irregolare. Ecco perché la loro longevità ne risulta compromessa. Molto probabilmente, quindi, il gatto che detiene il primato sarà quello che, pur senza pedigree, è molto amato e seguito dai suoi padroni. Per un animale con queste caratteristiche l'obiettivo dei quindici-vent'anni non è affatto irraggiungibile.

Anche se può sembrare strano, molto spesso i gatti si dimostrano più longevi dei cani. Il record per un cane è infatti di ventinove anni, sette in meno rispetto al gatto. Tenendo presente che gli animali grandi di solito vivono più a lungo di quelli piccoli, le cifre dovrebbero essere invertite e quindi i gatti, date le loro dimensioni, si difendono molto bene. Inoltre, vi è una forma di compensazione per quei maschi che vengono castrati, in quanto sembra che gli esemplari così mutilati vivano più a lungo di quelli «integri». Pare che la ragione sia da ricercarsi nel fatto che i gatti castrati vengono coinvolti in molte meno zuffe con i rivali e, per qualche ragione, sono più resistenti alle infezioni. Da un attento studio del fenomeno è risultato che un gatto castrato può vivere mediamente tre anni di più di un suo simile che non abbia subito tale mutilazione.


Info Tutto il materiale, i testi e le fotografie utilizzate per questa sezione sono state tratte dal libro Il libro completo del GATTO di David Taylor pubblicato dalla DeAgostini, edito da Edicomma, Milano. Il libro riporta un numero di informazioni maggiore e vi si consiglia l'acquisto.